di Pawel Pawlikowski (2013)
Per fortuna ogni tanto succede. Di trovarsi di fronte ad un capolavoro. Sì cinema d'autore, ma con un linguaggio universale. Il tono e la bellezza del film di Pawlikowski stanno nella sobrietà e nello stile. Spesso la macchina da presa parte da un volto per poi allargare la scena a comprendere un quadro pittorico molto rigoroso, dove nulla sembra lasciato al caso e dove la collocazione dei corpi e l'interazione con le luci dominanti hanno uno significato tematico preciso. In un sofisticato bianco e nero. I silenzi, che si ritagliano uno spazio ben preciso tra il sensuale Jazz di Coltrane e Buscaglione. La prova attoriale di entrambe le protagoniste: magistrale. La vicenda raccontata è delicata, vera, scomoda, profonda, significativa ma tanto "semplice", come il finale: il volto di Ida, una placida ma determinata camminata "controcorrente" rispetto alla direzione di alcune automobili. Su quella strada e su quel volto, il senso di tutto ...qualcosa che rimane a lungo nella mente e nel cuore dello spettatore.
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